Introduzione

Salve a tutti, questo è il progetto di uno spazio a più voci che possa dare luogo a scambi d'opinioni utili per gli autori o che comunque serva a fissare un determinato pensiero "nero su bianco": un taccuino, insomma, per quelle speculazioni che non vorremmo lasciare all'oblio.

domenica 10 giugno 2007

Discorso sull'Ozio contemplativo e il Divertissement

Il tema di questo mio primo intervento è il confronto tra divertissement ed ozio contemplativo o meditativo. In effetti mi sembra adeguato per inaugurare questo spazio, in quanto inteso come un luogo di ozio, sperabilmente "produttivo". La vita moderna ci lascia pochi spazi personali oramai, e, attenzione, ho detto personali e di proposito non ho parlato di tempo libero. Il tempo libero è un qualcosa di legato al concetto di lavoro, un non essere impegnati a livello molto superficiale. Al di fuori di quello, spesso, il tempo libero diviene un'occupazione esso stesso, qualcosa che deve essere impiegato, consumato, riempito. Il trionfo del divertissement, in ogni campo, della distrazione, del di-vertimento, del fuori di noi come luogo ideale in cui far trascorrere le lancette dell'orologio. Perché, in fondo, chi è che ha piacere a trascorrere il tempo con se stesso? Si dirà che lo facciamo per stare in compagnia, per conoscere, socializzare, ma avanti, uno sguardo nemmeno tanto approfondito sulla nostra realtà ci restituisce uno scenario affatto diverso, fatto di isolamento emozionale e conoscitivo verso l'altro, l'amico, la compagna/o, la famiglia. Nessuno sa nulla di noi, e quel che sa, non lo comprende, e viceversa. Provate a ricordare l'ultima volta in cui avete oziato, magari in compagnia di qualcuno. La frenesia e l'imbarazzo, posto che non le senta solo io, diventano quasi insopportabili, e sempre più poche sono le persone con le quali non ci mette a disagio il semplice oziare. Ovviamente non sto parlando del divertissement, che invece può alternare momenti di euforia a disperazione quasi. Intendo invece puntualizzare questa perdita di spontaneità, questo istinto ad essere in moto perpetuo per non ascoltare e gli altri, che può portare facilmente ad abuso di sostanze siano esse droghe, farmaci, alcool o dipendenze più sottili, compulsive, dal cibo, televisione, computer, videogame, per crearsi quello spazio dove sfuggire a se stessi, alla nostra coscienza ed istinto che ci braccano disperatamente. Il divertissement, appunto, surrogato della serenità interiore. Una spiegazione metapolitica-economica, macro, insomma, potrebbe far risalire la radice di ciò alla società dei consumi, al suo bisogno di individui insoddisfatti e sradicati dalla loro naturalità e dal loro mondo interiore, i quali rappresentano il consumatore perfetto, l'uomo moderno. Non so se sia possibile però che tale forza immensa di condizionamento possa essere solo esogena e definita, perché mi sembra invece un qualcosa di così totalitario nella nostra civiltà occidentale da apparire metafisica ed inspiegabile. Ogni qual volta entriamo in uno stato d'ozio, le pulsioni assaltano quello stato, e ci inducono o ad utilizzare tutta la nostra volontà per rimanere neutri e quindi togliendo energia ad un potenziale costruttivo interiore, o semplicemente ci sopraffanno in tante maniere subdole. Gli stimoli sono tanti, fini a se stessi e a portata di mano. Di fronte a tale schieramento di forze, il nostro io riflessivo, sempre più avvizzito, vacilla e cede sempre con maggiore facilità, e ad ogni stimolo soddisfatto ritorniamo indietro più assuefatti, meno liberi ed incapaci di crearci alternative. Le persone si inaridiscono, perdono la loro capacità di comunicare, non trovano conforto, comprensione umana, condivisione, e tornano strisciando ai loro egoistici divertimenti, in una spirale degenerante. Cos'è che ci spinge a comportarci così, è mai possibile che non si possa che essere rivali, nemici o alleati di interesse a questo mondo? E sì che sembra che i bisogni spirituali e i problemi esistenziali (vedi proliferare di sette e confessioni religiose, aumento dei suicidi, aumento delle malattie psichiche) sembrano essere forse alla cima delle nostre preoccupazioni, allora è davvero irreversibile il nostro alienamento? Da cosa è creato allora? Se siamo noi i responsabili, si può tornare indietro?


By Eternauta

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