Introduzione

Salve a tutti, questo è il progetto di uno spazio a più voci che possa dare luogo a scambi d'opinioni utili per gli autori o che comunque serva a fissare un determinato pensiero "nero su bianco": un taccuino, insomma, per quelle speculazioni che non vorremmo lasciare all'oblio.

domenica 29 novembre 2009

Su Dio, libero arbitrio e la sua buonafede

Su Dio, libero arbitrio e la sua buonafede

Dio non esiste. Questo non e’ tanto un fatto dimostrato o dimostrabile, quanto l’unica ipotesi che da’ un valore intrinseco al nostro essere.

Quale orgoglio, quale senso dovremmo noi ricavare dall’essere creature d’un essere onnisciente e onnipotente?

Quali sarebbero le giustificazioni di tale creatore dinanzi allo sfacelo che e’ questo mondo in cui abitiamo, nasciamo, soffriamo e infine moriremo?

Uno dei puntelli importanti della fede su queste obiezioni e’ il libero arbitrio. Analizzando il libero arbitrio pero’, la nozione si sgretola miseramente davanti ai nostri occhi. Libero da cosa? La sua origine e’ comunque da ricercarsi in Dio.

Se ci avesse creato con le leggi che governano il nostro mondo interiore e il mondo fisico, “libero arbitrio” perderebbe immediatamente di significato, dato che azioni e reazioni sarebbero per forza di cosa spiegabili con questi due insiemi di leggi, che noi non abbiam scelto, e le leggi stesse, l’impalcatura della creazione, sarebbero da tener responsabili per errori, nefandezze e del male in generale su questa terra.

Cosa ne ricaveremmo da questo scenario? Che siamo parte di una catena d’eventi orchestrata da una divinita’ (in quanto onnisciente e onnipotente) senza un minimo di controllo sugli eventi che ci accadono o che scateniamo, i quail sono invece imputabili alla matrice con cui tutto l’essere sarebbe stato creato da tale divinita’.

Facciam adesso l’ipotesi che Dio avesse imposto nel nostro animo (o in tutto il creato) una variabile totalmente casuale (chiamiamola anima, individualita’ o libero arbitrio nel caso di esseri viventi) che sarebbe responsabile diretta di ogni incoerenza con il progetto “buono” del creato.

Il primo problema e’ che Dio e’ onnisciente, e quindi dovrebbe sapere in anticipo cio’ che accadra’.

Se consideriamo questo, possiamo vedere come in realta’ e’ tutto gia’ preprogrammato e scritto, con la sola differenza che gli eventi che scaturiscono da questa impostazione non sarebbero direttamente scaturiti dalla (ed attribuibili pienamente alla) volonta’ di Dio. Anche questo punto e’ discutibile, dacche’ Dio, essendo onnisciente ed onnipotente, e decidendo di non modificare gli eventi, implicitamente da’ il suo assenso e la sua benedizione a questo corso di eventi, e se ne deve giocoforza assumere la responsabilita’. Inoltre, quale morale ci sarebbe nel distribuire gioie e dolori, inferni e paradisi ad anime create in maniera casuale come da ipotesi? Non si risolverebbe neanche il problema del meccanicismo del comportamento, dato che l’anima verrebbe creata secondo un principio casuale con i suoi attributi fondamentali, che comunque andranno ad interagire con l’esterno guidati e regolati da leggi sia interne che esterne che non potranno che dare un solo ed unico esito o corso di eventi, rendendo il libero arbitrio solo un illusione, creata dalla nostra mancanza di comprensione dell’insieme e dell’io, inoltre tale variabile non e’ scelta dall’individuo, che quindi non dovrebbe avere alcuna colpa o merito per via di essa.

L’ultimo scenario immaginabile sarebbe una realta’in cui in ogni situazione ci sarebbe una scelta casuale da parte dell’agente-uomo, il che creerebbe:

a) un universo non regolato da leggi psicologiche o morali intrinseche all’individuo, che di volta in volta agirebbe in maniera casuale, ma comunque prevista e conosciuta da Dio, complice nella sua consapevolezza degli eventi .

b) infiniti universi, tutti conosciuti da Dio, infinita sofferenza ed infinita felicita’, ma per il singolo uomo (o linea di coscienza in questo caso) poco cambierebbe, sarebbe in balia di una lotteria quantistica eterna nelle sue infinite incarnazioni parallele, e dovrebbe solo sperare che la sua linea di coscienza abbia maggior fortuna delle sue altre linee di coscienza parallele.

In ogni caso, per ognuna di queste ipotesi, se Dio esiste, e’ onnisciente ed onnipotente, e’ causa e complice di tutto cio’ che avviene, comprese tutte le sofferenze non necessarie (nulla puo’ essere necessario a Dio se esso e’ onnipotente).

Se non riconoscessimo a Dio l’onniscienza e l’onnipotenza, allora Esso non sarebbe altro che un essere qualsiasi che, incoscientemente, mette in atto un meccanismo su cui non ha totale controllo (un po’ come il dr. Frankenstein).

Se invece fosse solo onnisciente ma non onnipotente, sarebbe comunque responsabile in maniera uguale del suo creato e di cio’ che accade in esso in quanto al corrente delle conseguenze delle sue azioni.

Nel caso invece che Dio avesse ogni potere, tranne l’onniscienza, beh, allora sarebbe un po’ come un goffo scienziato o dottore che provasse rimedi ed esperimenti sulla sua invenzione o paziente senza davvero riuscirne ad eliminare errori e malattie, e noi saremmo sempre e comunque impotenti in balia di tutto cio’.

In ogni caso, e si potrebbe discutere a lungo sui vari attributi di un eventuale creatore, personalmente non vedo in questa figura qualcuno da adorare sinceramente e venerare al di sopra d’ogni cosa, cosi’ come vorrebbe la fede, se non come un atto di sottomissione di fronte ad un potere piu’ forte. Potrebbe instillarmi timore o paura, ma non rispetto.

Credo anche che l’esistenza di tale ente ci ridurrebbe al livello di personaggi , non persone, senza una reale ragione d’essere che non la volonta’ del burattinaio, scrittore, regista o quel che si voglia. Ecco perche’ ritengo piu’ desiderabile l’ipotesi che noi siamo parte d’un avventura chimica chiamata vita, o evoluzione, parte d’un sistema naturale impersonale senza creatore, e di una catena d’eventi resi possibili da delle leggi (io le chiamerei circostanze, il termine leggi e’ fuorviante se non c’e’ un legislatore) naturali, tutt’uno con montagne, sistemi solari, insetti, stalattiti eppure individuali ed unici grazie alle circostanze che c’hanno posto in essere, affrancati da un mastro burattinaio e liberi di scoprire e guardarci intorno, teorizzare, creare parole, idée e valori aggiungendo strati d’essere a questa realta’ dall’interno, partecipando ad una creazione spontanea e in divenire senza la sensazione che qualcuno ci guardi come da un microscopio e sghignazzi divertito alle nostre invenzioni, vite ed avventure, sapendo che non sono farina del nostro sacco, ma un film scritto diretto e gustato da quest’essere ultraterreno, film di cui gia’ conosce il finale.

Eternauta

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